Home » Attività e Ricerca » Boschi
I Boschi Vetusti
In Italia i sistemi forestali sono stati influenzati dall'attività umana fin da tempi remoti. La coltivazione del bosco, attraverso le utilizzazioni legnose, ha comportato modificazioni rispetto allo stato primigenio in merito alla composizione specifica dello strato arboreo, arbustivo ed erbaceo, alle dimensioni e all'età degli alberi e alla loro distribuzione spaziale. Queste trasformazioni hanno avuto significative ripercussioni anche su altre componenti biotiche degli ecosistemi, riducendo la complessità e la funzionalità dei sistemi stessi.
L'intensità dello sfruttamento e, quindi delle modificazioni, è stata influenzata dalle condizioni locali, sia di natura ambientale che socio-economica, in cui singole porzioni di bosco si sono venute a trovare. Negli ultimi decenni, l'aumento dei costi delle attività selvicolturali, a cui non è corrisposto un aumento dello stesso ordine di grandezza dei ricavi ritraibili dalle attività di gestione forestale, ha determinato da un lato la concentrazione delle utilizzazioni nelle zone più facilmente accessibili e la semplificazione delle tecniche colturali nell'intento di ridurre i costi, dall'altro la marginalizzazione e quindi l'abbandono colturale di molti boschi sui terreni meno produttivi o meno accessibili.
Di conseguenza non è raro, soprattutto nelle aree montane, riscontrare la presenza di lembi di bosco la cui fisionomia e struttura lascia pensare al fatto che essi abbiano potuto evolversi per lunghi periodi sotto il prevalente effetto di dinamismi interni al sistema e di disturbi esterni di origine naturale. Tali soprassuoli hanno avuto il tempo di raggiungere stadi di sviluppo vegetazionale e strutturale più avanzati rispetto a quelli che caratterizzano la maggior parte dei boschi italiani, in cui tali processi sono stati interrotti dall'azione antropica (o più raramente da fattori naturali), e tendono ad acquisire qualche caratteristica tipica dei soprassuoli definiti a livello internazionale old growth forests (boschi vetusti).
In Italia popolamenti forestali con qualche caratteristica di vetustà interessano una superficie complessiva superiore a 93.100 ha (FAO, 2010), che può essere ritenuta tutt'altro che trascurabile anche in considerazione del fatto che questi popolamenti ospitano gli alberi decidui più vecchi finora scoperti nell'emisfero boreale (Piovesan et al., 2005; Di Filippo et al., 2004).
Le aree protette rappresentano siti privilegiati per la salvaguardia di popolamenti che presentano caratteristiche di vetustà.
Il progetto "Identificazione, mappatura, caratterizzazione strutturale e pianificazione dei boschi vetusti del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga", coordinato dal Dipartimento per l'Innovazione nei Sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (Università della Tuscia) in collaborazione con l'Ente Parco, si è posto come obiettivo l'individuazione, la localizzazione cartografica e lo studio delle formazioni forestali vetuste (e potenzialmente vetuste) presenti nel territorio dell'area protetta.
I Boschi Vetusti del Parco identificati e mappati sono:
- Faggeta di Fonte Novello - Fraz. Intermesoli - Pietracamela (TE)
- Faggeta di Aschiero - Prati di Tivo - Pietracamela (TE)
- Frassineto di Valle Vaccaro - Crognaleto (TE)
Per approfondire: Boschi Vetusti del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga - Edizioni Ecoalleco - Prezzo: €25,00